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Mura e opere difensive

Nessuna città in Europa possiede opere di fortificazione più interessanti, per estensione, qualità artistica e tecnica, dall'età romana alla fine dell'Ottocento. Nello spazio urbano veronese sono visibili ancora oggi opere monumentali che formano un repertorio di quasi 2.000 anni di storia dell'arte fortificatoria.
Tuttora restano imponenti i resti della città fortificata romana, il perimetro della città murata scaligera con i suoi castelli, la struttura della fortezza veneta, la grandiosa disposizione della piazzaforte asburgica, cardine del Quadrilatero. La cinta muraria urbana, nel suo assetto definitivo, ha uno sviluppo di oltre 9 chilometri e occupa quasi 100 ettari con le sue opere: porte, torri, rondelle, bastioni, fossati, terrapieni, forti, campi trincerati, magazzini e caserme. Queste preziose testimonianze storiche e monumentali della città fortificata sono sopravvissute alle distruzioni dell'ultima guerra e sono ripercorribili lungo la "linea del tempo".
Le prime cinte di difesa di Verona furono costruite dai romani (I secolo a.C. - III secolo d.C.). In particolare a partire dal II secolo a.C., Verona assunse un fondamentale ruolo strategico, data la sua posizione di incrocio delle vie Postumia, cosiddetta Gallica e Claudia Augusta. Da accampamento militare Verona divenne una fiorente città, al centro di scambi commerciali. Nell'arco di tre secoli, la cinta muraria romana fu ampliata e dotata di due porte monumentali in pietra calcarea, Porta Borsari e Porta Leoni, protetta da torri difensive, i cui resti, assieme a quelli dell'antico cardo, sono oggi visibili al pubblico.
Con le prime invasioni barbariche, l'imperatore Gallieno, in soli sei mesi, fece restaurare le mura cittadine. Nella fretta e scarsità di materiali da costruzione, vennero utilizzati frammenti di edifici, lapidi, e ciò che si trovava a portata di mano. Resti delle Mura di Gallieno sono visibili alle spalle dell'Arena, nell'omonima piazzetta.
Delle strutture difensive innalzate a Verona nell'Alto Medioevo, probabilmente costruite con materiali poveri e facilmente deperibili, resta poco. A partire dal XII secolo Verona fu libero comune, e partecipò alle lotte tra le città limitrofe e alle contese con gli imperatori germanici. Di questo periodo ci resta oggi qualche tratto del muro difensivo in ciottoli e la Torre del Gardello, visibile in Piazza Erbe.
La necessità di proteggere la nuova espansione urbana portò per la prima volta al superamento dell'impianto difensivo romano, con la strutturazione di un nuovo sistema. Ezzelino da Romano, che fece di Verona uno dei suoi centri strategici, rinnovò e rinforzò le mura.
Durante la Signoria degli Scaligeri furono costruite in varie fasi le prime grandi mura, che inclusero le precedenti e protessero la città durante il periodo di maggiore splendore. Queste mura furono ultimate alla fine del XIV secolo, con la fortificazione del castello, la costruzione di una cittadella e del castello di San Pietro.

Verona, CastelvecchioVerona, i merli e la torre di Castelvecchio

Negli anni 1321-1325 Cangrande I della Scala fece costruire una nuova cinta sulle colline alle spalle della città, mentre a sud fece erigere una poderosa cerchia muraria che seguiva l'andamento del terreno e comprendeva: trentotto torri di osservazione e cinque porte di accesso, sulla sinistra d'Adige; trentatré torri e sei porte, sulla destra. La cinta scaligera, incorporata nelle successive fortificazioni, mantenne al suo interno le difese comunali. Il perimetro, seppur con sostanziali rinnovamenti strutturali, rimase invariato fino al XIX secolo.
Con la dominazione viscontea di Verona, una parte delle mura cittadine venne utilizzata contro la città, creando la Cittadella, un quartiere chiuso tra i due bracci di mura a sud della città, dove i conquistatori si arroccarono. La successiva annessione di Verona alla Repubblica Veneziana e il ruolo strategico che nuovamente assunse la città scaligera resero necessario un più moderno sistema di difesa, la cui progettazione venne assegnata al genio di Michele Sanmicheli. Tra il 1531 e il 1551, le mura furono rinforzate con nuove aggiunte difensive, elevando torri e bastioni lungo il perimetro e ricostruendo punti danneggiati.
Le nuove esigenze militari imposero una radicale trasformazione delle preesistenti difese, articolata in tre periodi: il primo, successivo alla Pace di Lodi del 1454, con lavori di completamento e adattamento delle opere scaligere e viscontee; il secondo, successivo all'occupazione imperiale, caratterizzato da interventi di ripristino dell'apparato difensivo esistente; il terzo con la riorganizzazione dell'intero sistema mediante opere di nuova concezione. Nel corso della prima fase fu ricostruita la cittadella militare, fu potenziato Castel San Pietro e completata la costruzione di Castel San Felice. Durante la seconda fase fu realizzata la «spianata»: l'intervento, compiuto anche in altre città venete, consistette nella demolizione per alcune miglia intorno alle mura delle edificazioni esistenti e nell'abbattimento di ogni albero da fusto. Nella terza fase Verona fu trasformata in fortezza, con l'introduzione di innovativi sistemi di fortificazione, a opera di Teodoro Trivulzio e Francesco Maria Della Rovere. Di questo periodo sono le rondelle (opera di muratura e terra, a tracciato circolare, che costituiscono il perno difensivo di un tratto di muro), i bastioni (opera di muratura e terra, a tracciato pentagonale) e le tre monumentali porte urbane, capolavori dell'architettura di Michele Sanmicheli: Porta Nuova del 1535, Porta San Zeno del 1538-1540, e Porta Palio del 1547-1557.
L'imponente sistema difensivo realizzato da Venezia fu poi seriamente danneggiato dalle truppe napoleoniche, che distrussero la maggior parte dei bastioni. Fu infine la dominazione austriaca (1814-1866) a lasciare le tracce più profonde dell'organizzazione difensiva a Verona quale principale fortezza del Regno Lombardo-Veneto. In questo periodo le mura furono ricostruite, includendo il rafforzamento dei bastioni, la maggior parte dei quali sono arrivati fino ai nostri giorni. Gli architetti militari asburgici restaurarono e rafforzarono le opere veneziane, ne costruirono altre, in sostituzione di quelle demolite dai napoleonici negli anni 1801-1802, dotarono la piazzaforte di nuove attrezzature logistiche. L'architettura militare asburgica si espresse al meglio, sotto l'aspetto civile, nell'Arsenale di artiglieria, nella Provianda di Santa Marta e nell'Ospedale militare, infrastrutture indispensabili al funzionamento e alla vita di una grande e complessa organizzazione militare. Si realizzarono anche le prime opere esterne alle mura e cinque forti, allo scopo di proteggere la cinta nei punti vulnerabili. Le colline che dominano la città furono presidiate con cinque torri Massimiliane (le attuali Torricelle), da allora parte del paesaggio urbano.
Secondo i piani di Vienna, Verona doveva diventare una perfetta piazza di deposito per l'armata imperiale. Il generale Franz Von Scholl, massimo esponente della scuola fortificatoria neotedesca, dopo aver operato alla ricostruzione e al rafforzamento della cinta magistrale, progettò un sistema di dodici forti, distaccati all'esterno della cinta, nel settore meridionale, di concezione moderna. L'esperienza della guerra del 1859 indusse Vienna a far costruire una seconda cerchia di otto forti, distanti poco meno di quattro chilometri dalla cinta magistrale (secondo campo trincerato 1859-1860), tra i quali ricordiamo, ad esempio: forte Santa Caterina, forte Chievo, forte Santa Lucia, forte Dossobuono e forte Azzano. Con queste opere, le ultime delle quali terminate nella primavera del 1866, Verona venne ad assumere la funzione di piazzaforte di manovra e di deposito principale del Quadrilatero, una delle più agguerrite «regioni fortificate» d'Europa, i cui altri capisaldi erano le fortezze di Peschiera, Mantova e Legnago. Nello spazio esterno, dalla campagna pianeggiante alla collina, 31 forti (19 dei quali ancora esistenti) formavano l'ultimo e più moderno sistema cittadino, l'imponente difesa avanzata della piazzaforte asburgica.
Molti degli edifici austriaci, in città e in provincia, sono ancora esistenti, alcuni visitabili, e costituiscono, con le mura, le porte e le altre strutture difensive, un patrimonio storico e artistico inestimabile: il parco delle mura e dei forti di Verona.